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Mangia bene e il cuore vive più a lungo


Non è una scoperta che un corretto modo di alimentarsi, specie se accompagnato da uno stile di vita adeguato, può favorire la longevità o per lo meno consente la piena utilizzazione delle potenzialità trascritte nel nostro codice genetico. E' invece molto interessante lo studio, che un ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità, il professor Luigi Fontana, ha condotto presso il Centro di Nutrizione Umana della Washington University, sugli effetti benefici che una dieta ipocalorica, ma dotata di tutti i nutrienti essenziali, esercita sul muscolo cardiaco.



Bisognerà valutare con calma lo studio, peraltro già pubblicato sul Journal of American College of Cardiology, prima di affamare tutti gli italiani con porzioni ed alimenti ben diversi da quelli che sono stati fin troppo apprezzati nel recente periodo festivo. Si può pero già trarre qualche riflessione per conciliare gli estremismi di chi è assertore di un'assoluta morigeratezza rispetto ai gaudenti, incapaci di rinunciare agli eccessi qualitativi e quantitativi della buona tavola.



Lo studio ha riguardato un campione di 25 volontari sani che per 7 anni hanno adottato una dieta di circa 1.700 kcal (relativamente iperproteica, provvista di tutti i nutrienti tradizionalmente raccomandati dalle Linee Guida), mentre un gruppo di confronto ha seguito una normale dieta di 2.500 kcal. La conclusione che l'agenzia Ansa attribuisce agli esperti, è che "il cuore di chi pratica un regime equilibrato di restrizione calorica è più giovane, elastico ed efficiente di quello di persone che seguono una tipica dieta occidentale caratterizzata da un elevato apporto calorico".



Bisogna premettere che la restrizione calorica si riferisce pur sempre ad una dieta bilanciata, anche se iperproteica, comunque adeguata allo svolgimento di una quotidiana attività fisica. Nulla a che fare, quindi, con le stravaganze proposte dai troppi incompetenti che vogliono trarre solo vantaggi economici dal far dimagrire i poveri obesi, senza tener conto della perdita di massa magra che accompagna le diete drastiche e irrazionali che, inoltre, non rieducano a un migliore stile di vita e predispongono perciò al recupero del peso perduto.



Ricordiamo che ridurre le calorie, come nello studio in questione, non significa "mangiare male" (sottraendo magari dei nutrienti fondamentali ma conservando le calorie "vuote" delle bevande alcoliche o quelle "a rischio" dei grassi saturi); al contrario, si vuole riportare la composizione corporea ad un migliore equilibrio fra massa magra e massa grassa, proteggendo da quell'autocannibalismo che coinvolge tutti i muscoli, cuore compreso, quando si tenta di far dimagrire un sedentario soltanto con delle diete drastiche.



Non giova alla salute mangiare porzioni ridotte di patatine fritte o di dolciumi intrisi di grassi aterogeni; la macchina biologica ha bisogno di una miscela ben proporzionata di carburante anche quando, sbagliando, siamo costretti alla sedentarietà e quindi ad introdurre meno calorie. Pesce, carni magre, olio di oliva, cereali e legumi, verdure e frutta restano comunque preferibili ai cibi industriali raffinati e particolarmente elaborati. Il fatto che a giovarsene sia anche il cuore non può che rallegrarci, specie se come ipotizzano i ricercatori si può sperare in una quindicina di anni di vantaggio tra età biologica ed età anagrafica.



Fonte: Repubblica "Salute" del 26/01/2006
27/01/2006

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